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lunedì 30 settembre 2019

Jeff Beck Nessun Dorma Live At The Crossroads Guitar Festival, June 26...

Crossroads Guitar Festival. Finale High time we went Eric Clapton. Sep ...

Paolo CREPET - I social come via breve per rimbecillirsi

martedì 24 settembre 2019

Various Artists - History Of British Blues (Side 1) - 1973

Various Artists - History Of British Blues (Side 2) - 1973

Various Artists - History Of British Blues (Side 3) - 1973

Various Artists - History Of British Blues (Side 4) - 1973

lunedì 23 settembre 2019

incivilta' dei media parte 2

TV Sì - TV No
Vorrei fare una riflessione personale in merito anche alla luce della mia esperienza professionale nel settore dell'informazione e di quella da parlamentare.
Molti di voi si chiedono come mai si sia deciso di non comparire in Tv.
In primis chiariamo: non andare in Tv significa non andare nei talk show, siamo invece (per quanto possibile) presenti nei Tg.
Il problema parte da due domande: perchè ci sono così tanti talk show in tv?
E perchè siamo poco presenti nei Tg?
Alla prima domanda la risposta è semplice: i talk sono tanti perché questo sistema politico e governativo si regge grazie alle insignificanti chiacchiere che oramai saturano l'etere televisivo senza mai chiarire al cittadino i veri problemi da affrontare e le soluzioni proposte.
In gergo si chiama “rumore”: una miriade di parole e a volte schiamazzi che si sovrappongono, che non sono dibattito politico ma show, finalizzato a creare ancor più confusione sui temi e scatenare un tifo da stadio tra i “contendenti”.
Lo sapete anche voi, non c'è bisogno che mi dilunghi.
In genere a questo punto mi si dice che è vero quello che dico ma troppi Italiani guardano solo la TV e quindi bisogna andarci lo stesso.
Capisco molto bene il problema e vi prego di continuare a leggere.
Anche gli spazi di dialogo diciamo “più equilibrati” non possono (per varie questioni di share e tempi del mezzo televisivo) approfondire adeguatamente le problematiche del paese e quindi restano sempre a un livello superficiale e non bastano due slogan e quattro parole per spiegare come affrontare questa crisi economica, politica e culturale, allora ecco che il TALK in realtà non serve a informare, al limite sembra una forma di intrattenimento (non a caso si parla di infotainement un mix di informazione e intrattenimento) dove si scatenano più istinti che ragionamenti, con contenuti superficiali e generici.
Questi diventano quindi luoghi della TV predisposti al tifo come un'arena dove incanalare rabbia e frustrazione del cittadino per poi disinnescarle definitivamente.
Andarci significa dargli audience, forza e collaborare alla disinformazione.
Inoltre i talk “meno peggio” li guardano coloro che già conoscono il M5S e non si raggiunge comunque chi non sa nulla di noi, dovremmo andare da Giletti e dalla D'Urso ma come si fa a parlare con tali personaggi?
Con Giletti che grida a Carla Ruocco che dovevamo fare l'accordo col PD?
Ma come si permette di sbroccare così?...lo dicesse alla Moretti in spiaggia e lasciasse il servizio pubblico a chi lo sa fare.
Oppure vedere Fazio come uno zerbino mentre la Boldrini ci da impunemente degli eversivi e potenziali stupratori?
Non va bene per niente.
Per farci vedere da chi non ci conosce bisogna passare le giornate in tv: la mattina fare un salto a Coffe Break e non dimenticare Agorà, poi L'Aria che Tira...al pomeriggio c'è il crogiuolo di appuntamenti non proprio politici da La Vita in Diretta a l'Arena di Giletti la domenica..senza dimenticare l'Annunziata In ½ ora... Dopo aver partecipato a 8e1/2 con la Gruber o da Floris a Diciannoveequaranta la sera poi il fenomeno esplode: DiMartedì/Ballarò, La Gabbia, Servizio Pubblico, Vespa, Matrix, Virus, Tg3 Linea notte (in genere si ciancia fino all'una di notte) e via così...
Non basta andare in quei due o tre talk, per contrastare veramente la disinformazione bisogna fare i conti con dodici ore di palinsesto per almeno 7 canali tv, si deve passare la vita lavorativa in TV invece di provare a bloccare in aula e in commissione al Parlamento le porcate che producono le larghe intese, è per questo che ci avete eletto?
O è per uniformarci agli altri politici: vincere perché si ha la battuta pronta anche se non si argomenta, ubriacando di slogan gli Italiani?
A me sembra che si voglia vedere la squadra M5S che fa goal quando una Picierno o Bonafè qualsiasi sparano una cazzata.
Lo possiamo anche fare ma la cosa finisce lì, non cambia né la politica né gli Italiani.
Per i Telegiornali il discorso cambia. Avete ragione: dobbiamo essere più presenti.
Ecco allora la seconda domanda fatta all'inizio? Perchè è così difficile passare nei TG?
Perché ovviamente sono lottizzati e i direttori protetti dalla politica e ci tengono ai margini dell'informazione...pur avendo la presidenza della Vigilanza Rai, è una battaglia molto molto dura.
E' vero che noi siamo contrari alla lottizzazione ma ciò non significa che il servizio pubblico non sia obbligato a liberare dall'occupazione di altre forze politiche degli spazi informativi che sarebbero per legge destinati a noi e gestirli in modo autenticamente indipendente dalla Politica, come la famosa BBC che citano in continuazione.
In questi mesi di riforma della Rai sarà la nostra battaglia per ottenere proprio questa liberazione e ristrutturazione del servizio pubblico di informazione (o almeno di una rilevante parte di esso)
In un anno e mezzo di Vigilanza siamo riusciti a fare molte cose anche se si percepiscono poco. Siamo riusciti a denunciare le sovraesposizioni di Renzi e delle larghe intese, siamo riusciti ad aumentare di almeno il 10% la presenza nei tg del M5S e Agcom, anche se vigliaccamente non ha punito le reti Rai, ha comunque riconosciuto le gravi violazioni su Renzi e i partiti governativi di regime.
Su questo non molleremo la presa e ripeto i vari Orfeo, Masi, Berlinger, dovranno andarsene (e vedrete che succederà se non per merito nostro per la guerra interna scatenata da Gubitosi che vorrà tenere solo la Maggioni, non è un caso che Orfeo e Berlinguer in questi giorni protestino contro la mancanza di pluralismo in Rai...che facce di bronzo).
Infine non basta fare dichiarazioni in Tv, servono anche giornalisti indipendenti: se io compaio e dico che la disoccupazione sale e dopo di me un bamboccetto come il piddino Speranza dice che la disoccupazione scende, serve un giornalista preparato e autonomo che dica chi sta mentendo dei due e non un servo che celebri la preparazione del pupazzo Speranza...è anche questo il motivo per cui nei Talk non si capisce mai chi ha ragione.
Se i TG dicessero la verità agli Italiani, già basterebbe per far capire quanto il M5S lavori nell'interesse del paese , senza bisogno dei talk che finalmente dopo anni di saturazione TV, stanno perdendo audience pesantemente.
Ho sentito minacciare che se non andiamo nei talk arriveremo al 10%. Ma come? Abbiamo preso il 25% senza andarci? E abbiamo diminuito i voti quando ci siamo andati !! Per piacere siate realistici.
La rivoluzione inizierà per davvero quando chi vede solo la tv, la spegnerà, si alzerà dal divano e parteciperà attivamente alla vita politica. Ci serve una vera rivoluzione culturale.
Noi stiamo andando nelle università, dai lavoratori, nelle scuole, dalle associazioni, tra i comitati, bisogna coinvolgere la gente e non cantarle la ninna nanna dalla TV.
Credetemi, la TV genera passività e non basta andarci per cambiare il paese soprattutto se praticamente tutti i media sono in mano ai partiti delle larghe intese: saremo sempre armati di bastoni a combattere contro le armi atomiche con giornalisti e conduttori strapagati per disinformare e spargere letame su di noi.
Sarà il primo grande passo perché chi non vuole cambiare, chi crede alla Picierno, alla Boschi, a Salvini, alla Santanchè non cambierà idea solo vedendoci in TV a fianco a loro, o la cambierà per il tempo di permanenza in Tv, salvo poi dimenticare tutto alla prima battuta di un presenzialista usuale del Pd, della Lega o di FI...molti Italiani hanno una memoria cortissima e attraverso i media sono già riusciti a farci dimenticare che sono stati al governo con Berlusconi , che fanno le riforme della Costituzione insieme a Verdini mentre stanno al Governo con Alfano, Giovanardi e Schifani.
E tutto questo pur essendo noi stati in tv durante tutta la campagna per le europee a ricordarlo e a parlare dei nostri programmi e delle nostre proposte.
Bisogna rompergli il giochino e per farlo abbiamo bisogno di voi. Spegnetela o usatela come monitor.
PS a chi propone una TV a 5 Stelle dico che non abbiamo né l'intenzione né le risorse.
Un media come la TV è moribondo e impiegarci immani energie oggi, è uno sforzo assurdo.
Ce la guarderemmo tra noi e oramai siamo in un contesto con dei giganti come Mediaset, la Rai, La7, con miliardi di di risorse investite.
Impossibile (e inutile) competere.
Se volete fare una TV libera potete farlo, non sarò certo io a impedirvelo ma consiglio a tutti di impiegare le vostre forze in qualcosa di nuovo, proiettato al futuro e veramente rivoluzionario.
Grazie. Spero ci riflettiate sopra seriamente.

venerdì 20 settembre 2019

Odifreddi a Camogli: l'inciviltà dei media

giovedì 19 settembre 2019

Family "The Chase"

mercoledì 18 settembre 2019

UDIENZA DEL 13.6.2000 - Esame del teste: ITALO MORETTI

http://www.24marzo.it/index.php?module=pagemaster&PAGE_user_op=view_page&PAGE_id=235

Testimonianza resa da Italo Moretti nel processo per i crimini in argentina.
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Italo Moretti, Santiago del Cile. E questa è la residenza del dittatore”. Chi non ricorda la sorta di firma con cui l’inviato della Rai chiudeva i suoi collegamenti, alle spalle il palazzo presidenziale, la Moneda, che fu bombardata per cacciare l’11 settembre 1973, quarant’anni fa, il presidente democraticamente eletto, Salvador Allende, e poi, restaurata, divenne per diciassette anni la “residenza del dittatore”.
Moretti, che il 29 ottobre compirà 80 anni, fu il primo giornalista italiano a sbarcare a Santiago del Cile dopo il golpe. Con memoria ferma ricorda: “Lavoravo per Radio Rai, in televisione approdai nel 1976. Il pomeriggio dell’11 settembre mi chiamò il direttore Vittorio Chesi, ex corrispondente da Londra, un galantuomo dai modi austeri e mi disse: hai pronto il passaporto? Partii il giorno stesso, via Madrid, accompagnato da un giovane fonico, Francesco Durante, che fece la nostra fortuna: non so come la notte riusciva a trasmettere brani dei servizi nascosti alla censura. Arrivati a Buenos Aires, il nostro punto di riferimento, e quello di tutti gli inviati, era il corrispondente del “Corriere della sera” Giangiacomo Foà, poi trasferitosi a Rio de Janeiro, che con generosità metteva a disposizione dei colleghi italiani la sua casa, il suo tempo e la sua professionalità. All’hotel Claridge incontrammo un gruppo dei giornalisti americani che avevano affittato un charter e riuscirono a rompere l’embargo: pagata la nostra quota, il 14 volammo a Santiago. Con sorpresa vedemmo i tricolori esposti ai balconi delle case. Le bandiere ricordavano semplicemente l’indipendenza nazionale, che si festeggia il 18 settembre”.
Moretti era già stato altre volte in Cile e gli era chiaro l’isolamento di Allende, il presidente martire, abbandonato dai socialisti massimalisti di Carlos Altamirano, dai rigidi comunisti di Luis Corvalan . E gli era evidente anche il motivo per cui al golpe non seguì una reazione popolare: “non solo per l’atteggiamento dei leader politici, ma perché c’era una situazione sociale talmente difficile (iperinflazione, scarsità di beni nei negozi aggravata dallo sciopero dei camionisti) che la gente si era rassegnata a una svolta autoritaria”.
Un’altra cosa che Moretti tiene a dire: “Quando si parla di golpe di Pinochet si afferma un falso. L’ideatore del colpo di Stato in realtà fu l’ammiraglio José Merino, coadiuvato dal generale dell’aviazione Gustavo Leigh. Pinochet aderì al progetto e con scaltrezza si mise al comando della giunta militare in base a una regola inventata su due piedi: leader doveva essere il capo dell’arma più antica, guarda caso l’esercito”.
Uno dei primi servizi fu di raccontare la vicenda dei settemila prigionieri politici nello stadio nazionale dei Santiago: “Quando ci avvicinammo alle inferriate, i prigionieri ci chiedevano sigarette e ci davano i numeri di telefono delle famiglie. Qualcuno ci sussurrava: negli scantinati stanno torturando”. I settemila prigionieri dello stadio, secondo Moretti, sono la cifra “del trionfalismo dei golpisti, che volevano far sapere a tutti che in Cile la musica era cambiata. Il contrario di quanto vidi nel 1976 in Argentina, all’inizio della dittatura militare di Jorge Videla: Buenos Aires sembrava una città normale, in realtà di notte avvenivano sequestri e omicidi degli oppositori. Anche in Cile il conto fu salato, perché vennero eliminati quattromila oppositori secondo le stime ufficiali, ottomila secondo altre valutazioni”.
In Italia, dice Moretti, “sulla vicenda c’era una sensibilità particolare anche per il fatto di avere partiti gemelli, la Dc, i comunisti, i socialisti. Già dalla nostra sede diplomatica a Santiago partì una corsa alla solidarietà . Al momento del golpe l’ambasciatore italiano era assente, responsabile era l’incaricato d’affari Pietro De Masi, assieme al giovane Roberto Toscano. I cileni perseguitati scavalcavano il muro e chiedevano asilo politico ai nostri rappresentanti che si procuravano i visti per Roma. Fu un’opera rischiosa e straordinaria, soprattutto se paragonata alla scandalosa chiusura tre anni dopo della nostra sede a Buenos Aires. L’Italia fu il Paese europeo più ospitale con i profughi cileni, al punto che qualcuno ne approfittò. In casa mia a Roma capitarono un paio di artisti che colsero l’occasione per una lunga tournée in Italia. I due mi lasciarono conti telefonici stratosferici. Non tutti gli artisti fuggiti in Europa erano stati cantori del governo di Unidad popular come gli Inti Illimani o Victor Jara, il cantautore eliminato dai golpisti”.
Italo Moretti tornò in Cile decine di volte, “talora inutilmente, perché si credeva che la dittatura potesse cadere dopo uno sciopero o una protesta. In realtà il regime crollò per l’unico errore commesso da Pinochet, che nel 1988 perse il referendum che aveva indetto per essere confermato al potere”.
Moretti ha lavorato alla Rai, dove è stato anche brevemente direttore del TG3, fino al 1998. Ha raccontato le sue esperienze di inviato in vari libri, tra cui “In Sudamerica” (Sperling & Kupfer 2000).

lunedì 16 settembre 2019

100 ANNI DI SPAL

domenica 15 settembre 2019

Spal su Sky

sabato 14 settembre 2019

The Doors Live At The Isle Of Wight Festival East Afton Farm, Isle Of Wi...

Blues Divas at Ground Zero

Blues Divas at Ground Zero

venerdì 13 settembre 2019

Bilzen Festival Special (1967 1970) video r

Goran Bregovic & Alkistis Protopsalti - Full Album

Fleetwood Mac - Boston Blues live 1970 side 1

Fleetwood Mac: Boston Blues Side 2

Peter Green's Fleetwood Mac ~ Live At Warehouse New Orleans 1970 Part 1

Peter Green's Fleetwood Mac ~ Live At Warehouse New Orleans 1970 Part 2

giovedì 12 settembre 2019

Stevie Ray Vaughan - Umbria Jazz Festival 1985 [BOOTLEG]

mercoledì 11 settembre 2019

Stevie Ray Vaughan - Umbria Jazz Festival, Perugia, Italy, 1985/07/14

Charles Mingus Quintet - Umbria Jazz Festival 1974

martedì 10 settembre 2019

Peter Green's Fleetwood Mac ~ ''Sugar Mama''&''Hungry Country Girl''(Ele...




with Otis Spann on piano & vocals on ''Hungry Country Girl''

Peter Green's Fleetwood Mac & Otis Spann ~ ''Ain't Nobody's Business''&...



Modern Electric Piano Chicago Blues 1969
Otis Spann – piano, vocals Peter Green – guitar Danny Kirwan – guitar John McVie – bass guitar S.P. Leary – drums


Adoro quello che Stewart Copeland ha detto del Blues ... devi aver vissuto una vita per suonarlo in modo autentico ... questi uomini potrebbero suonarlo in modo autentico ... qualcosa di profondo che sta succedendo lì ... troppo profondo per Peter per far fronte ... ma lui e Danny ci hanno lasciato queste gemme.
Anche Jeremy Spencer.
La chitarra con la voce di Otis ti colpisce nello stomaco e nel cuore allo stesso tempo ... bella ... sensibile.
Penso che questo durerà a lungo.
Le persone lo scoprono da soli ... una volta che lo senti sai che è vera musica per persone reali con emozioni reali.

Peter Green ""Worried Dream""!!

I'm Worried / Like it This Way / World Keeps On Turning. Peter Greens ...

Eddie Boyd and his Blues Band - Featuring Peter Green (1967)





Note

℗ 1967 The Decca Record Co. Ltd.
© 2009 BGO Records
Remastered in 2009 at Sound Performance, London.

Includes 8p booklet. 




Eddie Boyd with Peter Green - 7936 South Rhodes




1. You Got to Reap 2. Just the Blues 3. She's Real 4. Back Slack 5. Be Careful 6. Ten to One 7. Blues Is Here to Stay 8. You Are My Love 9. Third Degree 10. Thank You Baby 11. She's Gone 12. I Can't Stop Loving You Eddie Boyd: Vocal, Piano Mick Fleetwood: Drums Peter Green: Guitar John McVie: Bass


Blues pianist Eddie Boyd's 7936 South Rhodes was recorded in London in January 1968 with three members of the early line-up of Fleetwood Mac: Peter Green (guitar), John McVie (bass), and Mick Fleetwood (drums). It's a tantalizing setting for Boyd's straight up Chicago piano Blues, going heavier on the slow-to-mid-tempo numbers than the high-spirited ones.
During the Sixties' Blues revival, Boyd toured Europe with Buddy Guy's band, and he toured and recorded with Fleetwood Mac and John Mayall and the Bluesbreakers. Tired of the racial discrimination he experienced in the United States, he first moved to Belgium where he recorded with Dutch Blues band Cuby & The Blizzards. Boyd died in 1994 in Helsinki, Finland, just a few months before Eric Clapton released the chart-topping blues album, From The Cradle that included Boyd's "Five Long Years" and "Third Degree".     

lunedì 9 settembre 2019

Homesick James - Shake Your Money Maker

Louisiana Blues - The Best Louisiana Sounds

Perfect Blues: 1920s, 30s and 40s Vintage Blues; Duke Ellington; Leadbel...

https://www.youtube.com/watch?v=9G5BuumJ5xA

Perfect Blues: 1920s, 30s and 40s Vintage Blues; Duke Ellington; Leadbel...

Delta Style Blues - Mississippi Louisiana Blues, at the Crossroads

Just The Blues - Real Delta Blues

PETER GREEN & John Mayall Bluesbreakers 21 FULL LIVE TRACKS Compilation

John Mayall - Peter Green "The Stumble" LIVE 1967

Peter Green's Fleetwood Mac ~ Live At Warehouse New Orleans 1970 Part 1

Fleetwood Mac 1969 01 17 Fillmore West SF

Fleetwood Mac: Boston Blues Side 2

Peter Green's Fleetwood Mac 1968 (Expanded Edition)

Fleetwood Mac - Boston Blues live 1970 side 1

Harmonica Blues Orgy - [Full Album]

Blues Harmonica 3 - A one hour long compilation

Blues Harmonica 1 - A two hour long compilation

Vintage Rural Blues - 76 minutes of authentic vintage blues

domenica 8 settembre 2019

Radio Blues N°1 - Definitive Blues on Radio Blues N°1

sabato 7 settembre 2019

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